Prof. Massimo Puliani, studioso di teatro e docente di Regia all'Accademia di Belle Arti e al DAMS di Bologna.:
Nella teatrografia degli ultimi dieci anni la scrittura scenica della regista Emma Dante ha sicuramente un posto rilevante.
Gli appassionati di teatro negli anni Settanta facevano la valigia per vedere con spasimo i nuovi lavori dei massimi registi/drammaturghi (da Grotowski a Barba, da Brook a Wilson a Pina Bausch).
Oggi sono pochi i registi che ancora attraggono come una calamita la nostra sempre accesa fame di teatro: e fra questi registi/artefici di piccole storie del teatro/mondo possiamo senza dubbio annoverare Emma Dante!
Nella società teatrale come la nostra, poco attenta alla creazione artistica e alla produzione teatrale, il lavoro di Emma Dante è una novità che assume un importante significato. Emma Dante è un inventore di teatro. E' un' Autrice di Scrittura scenica!
Regista di teatro e musica (da "La Carmen" alla Scala, al tour pop per Carmen Consoli), scrittrice di racconti e fiabe illustrate (La favola del pesce cambiato), Emma Dante svolge la funzione di dramaturg, come lo era Bertolt Brecht.
Ma il teatro di Emma Dante non è letterario: è un teatro che nasce nella pagina e si fa sulle tavole di legno; che si vede con un nodo alla gola, che racconta identità sfregiate e negate, storie popolari strappate dal buio. I suoi personaggi vivono di sogni e speranze, incubi e delusioni. I suoi attori vivono i personaggi in quel Teatro dell' Illusione con una presenza a volte indecente ma pudìca, vestita e svelata, nuda come in un rito purificatorio.
Ed è un sentimento prezioso e sconvolgente quello che ci dona la regista ogni volta che vediamo i suoi spettacoli (o che li facciamo vedere agli studenti).
Siamo civilmente e umanamente coinvolti nelle performances di Emma Dante.
I suoi spettacoli visuali, Teatro/Immagine, di rara bellezza ancestrale, da "Mpalermu", a "Carnezzeria", "Mishelle di Sant'Oliva" a "Cani di bancata" sono opere composte da quadri scenici, ritratti di una galleria d'artista. Qui Emma Dante propone con uno sguardo altero ma doloroso le proprie radici, i problemi (universali) della sua terra, la Sicilia, assurta in modo emblematico.
E quel suo coinvolgente lavoro sul corpo, teatralizzato prima e dissimulato poi, è portatore di un senso del tragico che è proprio del Teatro, un rito antico e sempre nuovo che lega in un filo rosso le immutabili tragedie greche e gli influssi epidemici del Teatro della Crudeltà di Artaud.
Emma Dante - conclude il prof. Massimo Puliani - è portatrice di un'arte figurativa e allegorica con una visione della realtà sociale che assume, in senso lato, un significato «politico». Come dire: partecipe nella polis.
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dal CORRIERE ADRIATICO
del 9.11.2010 di Alessio Ruta
La consegna del titolo chiude la rassegna Non a Voce sola
Macerata “Finalmente nel teatro di regia che va da Strehler a Kantor, la parola regista è corretta grammaticalmente per la regista Emma Dante”. Nell’acclamazione del professor Massimo Puliani durante la consegna del premio Svoboda consegnato ieri dall’Accademia di Belle arti di Macerata c’è tutto il significato di questa laurea honoris causa per un’autrice che ha fatto della corporeità declinata al femminile il suo tratto fondamentale. La consegna della laurea honoris causa ad Emma Dante chiude infatti la rassegna “Non a Voce sola”, che in questi mesi ha costruito un percorso artistico dedicato alle donne, coniugando le diverse forme artistiche, dalla poesia, alla filosofia, fino alla narrativa e alla musica al femminile.
“La sua poetica parte dalla sua esperienza personale”, come ricordato dalla professoressa Loretta Fabrizi che nella laudatio ha esaltato i caratteri della “fisicità e della corporeità” così evidenti nella poetica del teatro della Dante, fortemente permeato delle storie raccontate nel linguaggio scarno e dialettale, e che non lesinano esperienze crude, di violenza e sopraffazione, della sua Palermo infestata dalla mafia. Una “poetica perfetta” che nasce dal personale per abbracciare tutte le tematiche universali.
“Non credevo di aver fatto tutto questo”, ha detto quasi intimidita l’autrice all’inizio della sua lectio magistralis nella quale ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera, fin da quando creò a Palermo la compagnia Sud Costa Occidentale nel 1999, passando per la rilettura del classici come la Medea, fino alla regia della Carmen alla Scala, “un contenitore pieno di tutto, dove la musica ha una invadenza allucinante”, come ha detto la stessa autrice.
E’ stata la prima volta di una donna per il premio Svoboda, come sottolinea la direttrice dell’Accademia Anna Verducci, che nel consegnare il premio all’autrice palermitana attribuisce a questa prima volta un significato che a molto a che fare con la contemporaneità. Una contemporaneità che coniuga tutto al femminile: “Esaurita la poetica del novecento, che afferivano alle ideologie, troppo spesso maschili, la poesis contemporanea fa riferimento ai linguaggi al femminile”.
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